Progetti all’estero

Progetti sostenuti nel 2021

EricAndo a Lipa per i 40 anni di Erica

(I contenuti di questo testo sono basati su materiale pubblicato dalla Caritas Ambrosiana, Caritas Italiana, Caritas Bologna, IPSIA e dalla rivista Vita)

La rotta balcanica è il percorso che ogni anno migliaia di persone compiono per entrare in Europa: partendo dalla Grecia i migranti risalgono la penisola balcanica fino ad arrivare nei paesi dell’Europa occidentale.
Dal 2017, ovvero da quando diversi paesi dei Balcani hanno cominciato a chiudere le frontiere, la rotta si è modificata deviando sulla Bosnia-Erzegovina.

Perché è un problema?
La Bosnia-Erzegovina tuttora risente delle conseguenze della guerra combattuta nei primi anni ‘90. Permangono tensioni sociali tra i vari gruppi etnico-religiosi dello stato: i bosgnacchi, i serbo-bosniaci e i croato-bosniaci. La conflittualità tra questi gruppi si manifesta anche nel sistema dell’accoglienza: la comunità serba si è rifiutata, fin dall’inizio, di prendersi carico delle strutture di accoglienza facendo gravare l’intero peso di tale sistema sulla restante metà del paese.
L’ondata migratoria del 2017/2018 si è quindi riversata su un sistema di per sé fragile e strutturalmente incapace di sostenere un’accoglienza su larga scala, essendo presente un solo campo di accoglienza.

A che punto siamo?
In Bosnia-Erzegovina in questo momento ci sono circa 8000 migranti, di questi circa 5000 sono divisi tra i cinque campi ufficiali dell’Organizzazione Internazionale delle Migrazioni. Questi campi sono sovraffollati e incapaci di ospitare tutti: almeno 2000 persone, infatti, sono sparse per tutto il territorio e risiedono in ripari di fortuna, negli edifici abbandonati, oppure in campi improvvisati nei boschi.
Attualmente, poco meno di 1000 migranti si trovano nel campo di Lipa, località sulle alture alle spalle della cittadina di Bihac, in Bosnia Erzegovina.

Cosa è successo?
Il 23 dicembre 2020 un incendio ha distrutto la tendopoli di Lipa, Gli ospiti hanno costruito ripari di fortuna con quello che era rimasto delle tende. Per tre settimane sono stati abbandonati a loro stessi. Per tutto questo periodo Caritas Italiana, Caritas Ambrosiana e Ipsia sono intervenuti distribuendo legna da ardere per permettere alle persone di riscaldarsi. A gennaio, il governo di Sarajevo ha inviato l’esercito che ha ricostruito una tendopoli. Al momento le tende non sono, però, ancora sufficienti per tutti e non garantiscono in ogni caso una soluzione adeguata perché non sono riscaldate. Il nuovo accampamento non ha acqua corrente e non è servito da impianti elettrici. Dopo un primo tentativo di trasferire i profughi a Bihac, fallito per l’opposizione del sindaco e delle autorità cantonali, il governo ha stabilito che il campo Lipa diventerà nei prossimi mesi un “Official Reception Centre” e ha affidato nuovamente la gestione all’OIM (Organizzazione Internazionale delle Migrazioni) che aveva abbandonato la tendopoli prima che le fiamme la distruggessero. Seguendo l’evoluzione della situazione, grazie anche agli accordi con le autorità locali, Caritas e Ipsia sono passati ad un intervento più strutturato per far fronte ai bisogni alimentari e sanitari.

Oggi
Delle condizioni difficilissime in cui si trovano centinaia di richiedenti asilo bloccati a Lipa, se ne è parlato molto duranti i mesi invernali, a gennaio e febbraio 2021, mesi durante i quali il Campo di Lipa era stretto nella morsa del freddo bosniaco, con bufere di neve e temperature sotto lo zero.
Per settimane, quindi, europarlamentari, reporter, aspiranti volontari e curiosi arrivavano nel cantone bosniaco di Una-Sana per vedere con i loro occhi i migranti intrappolati fra due confini, lungo la rotta balcanica, in attesa di superare l’ultima tappa del ‘game’. Il ‘game’ è la denominazione della sfida estenuante per superare il confine croato e raggiungere il cuore dell’Europa.
Ora che la primavera timidamente si è affacciata, dando avvio al disgelo nel Campo di Lipa, l’attenzione mediatica è scemata e sono rimaste solo le Organizzazioni come IPSIA Acli e la Caritas che da anni lavorano in questi territori, a rendere più umana l’accoglienza dei migranti che arrivano in Bosnia dopo anni di marce.
Per questo motivo, proprio in occasione di una ricorrenza così importante per noi, ovvero il compleanno della nostra Erica, abbiamo deciso di sostenere l’accoglienza dei migranti nella loro permanenza nel campo di Lipa, finanziando un giorno completo di pasti distribuiti dalla Croce Rossa di Bihac nella tensostruttura adibita a refettorio.

Il Refettorio
Dopo oltre due mesi dall’incendio che ha devastato la tendopoli, per la prima volta i profughi di Lipa hanno potuto mangiare al caldo, grazie al refettorio da campo che è stato allestito grazie ai fondi raccolti da Caritas Ambrosiana e alla gestione dell’intervento da parte di Ipsia.
Dal febbraio 2021, i 980 migranti, che vivono nella piccola località dell’altopiano bosniaco, possono pranzare e cenare nella tensostruttura senza più essere costretti a mettersi in coda al gelo e spesso sotto la neve. Inoltre, nel resto della giornata, il refettorio è già diventato un luogo di socializzazione. Ci si ferma per bere un tè caldo o giocare a dama, a scacchi, a backgammon. E anche chi è rimasto fuori dalle tende montate dall’esercito e vive ancora nelle baracche di fortuna che è riuscito a costruirsi da solo viene qui a passare alcune ore in un ambiente riscaldato e godere di quei confort minimi eppure ancor impossibili per molti come, ad esempio, togliersi le scarpe sempre fradice.
Erica avrebbe trascorso le giornate a conoscere i migranti in sosta a Lipa, ad ascoltare e chiedere delle loro storie, rassicurandoli ed aiutandoli anche solo con il suo grande sorriso, sorseggiando con loro un tè caldo. Per questo, è stato naturale per noi scegliere di celebrarla moltiplicando il suo sorriso in 980 persone felici di ricevere dei pasti caldi, nella giornata del suo compleanno.

Come contribuire?
Clicca su https://ericando.org/cosa-puoi-fare/ per verificare le differenti modalità di donazione.
Se fai un bonifico e vuoi ricevere un nostro ringraziamento o la ricevuta per la donazione, non dimenticare di inviare una mail con i tuoi dati (Nome, Cognome, Codice Fiscale) a info@ericando.org.

Progetti  sostenuti nel 2020 

Istruzione e formazione professionale

EricAndo ha deciso di supportare gli studi musicali di Sham, giovane violinista. Ecco le sue parole.
“Mi chiamo Sham Alnemeh ed ho 24 anni. Sono una violinista siriana ed ho sempre avuto un sogno, fin da piccola, quando ho iniziato a suonare il violino: diventare un’artista famosa.
Questo sogno è gradualmente cresciuto, fino a che le mie aspirazioni hanno varcato ogni confine ed ho iniziato a pensare di studiare all’estero, dove ci sono insegnanti e scuole professionali che qui non sono più disponibili, a causa del conflitto. Sarebbe stato impossibile senza il supporto di EricAndo che sta finanziando i miei studi. Ora posso studiare all’Università di Pécs, in Ungheria, dove frequento un Master Degree in esecuzione musicale del violino.”
Clicca QUI per ascoltare Sham e il suo violino

Istruzione e formazione professionale

EricAndo ha avviato i suoi primissimi passi in una realtà che Erica già conosceva e che aveva visitato personalmente. Anni fa, Butare, che si trova nel Sud Est del Rwanda, era stata infatti meta di un viaggio in cui Erica aveva potuto apprezzare le attività dell’Associazione Amici di Texo, molto ben radicata nel territorio, a favore di piccole comunità rurali. Ed è stato tramite questa stessa Associazione che EricAndo ha potuto identificare i più bisognosi nell’area e finanziare così piccoli ma importanti progetti in due settori.
EricAndo ha deciso di accompagnare gli studi del giovane Evariste, studente presso l’Università di Kigali, dove si è recentemente trasferito.
Pagando per lui le rette annuali fino al 2021: tale sicurezza economica gli permetterà di raggiungere la laurea in Gestione di strutture turistiche.


Anche Dolocas, ragazza madre di Butare, sarà supportata nella ripresa della sua istruzione universitaria, tramite il pagamento delle tasse fino alla fine del prossimo anno e al raggiungimento della laurea in Scienze dell’Educazione.

Supporto materiale alle fasce più vulnerabili della popolazione

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EricAndo è intervenuta a favore di una donna vedova con cinque figli residente a Butare.
Alla donna è stata donata una mucca, animale molto prezioso tra le comunità rurali ruandesi in quanto fornisce latte e derivati per l’alimentazione dei bambini e degli adulti; viene utilizzata nel lavoro dei campi e soprattutto fornisce lo sterco, che, oltre a concimare il terreno, viene usato come isolante per i muri delle abitazioni cosicché le pareti assicurino inverni meno rigidi ed estati meno afose.  

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A Kinteko, un villaggio vicino a Butare, sono state identificate otto famiglie i cui bambini e bambine non riuscivano a frequentare la scuola primaria a causa della loro estrema povertà.
Sono state supportate tramite l’acquisto di materiale didattico e di vestiario idoneo alla frequenza scolastica. Al momento questi bambini e bambine possono recarsi a scuola regolarmente grazie a questo supporto.

Per una famiglia di Butare, abbiamo finanziato l’acquisto di un pezzo di terra che ha migliorato la situazione economica grazie ai prodotti coltivati.